di Daniele Segre – Cineforum n.314, a cura di T.Masoni e P.Vecchi

“La scelta nasce innanzitutto dall’osservazione di un ottimo lavoro che l’ufficio nazionale di formazione della CGII. sta facendo dal 1988 in giro per l’Italia, con i corsi di formazione di delegati di prima nomina. Di lì è nata l'idea comune di realizzare questo film. Io non conoscevo I‘universo CGlL. In questo anno che è passato l‘ho conosciuto attraverso gli occhi e i pensieri di questi giovani o meno giovani che hanno accettato di assumersi la responsabilità di rappresentare i propri compagni di lavoro e cercare di tutelare i loro diritti. Certamente sono un po’ diversi da quello che è oggi il sindacato, pero c’è anche da dire che il sindacato ha bisogno di loro. Il film dà la parola a queste persone che quotidianamente debbono rispondere a tutta una serie di problemi che insorgono sui luoghi di lavoro. A volte sono eletti e abbandonati, non hanno gli strumenti per rispondere e si trovano isolati, anche di fronte alle invettive dei loro compagni. (…)
I corsi di formazione hanno coinvolto circa 600 delegati, io ne ho intervistati 678, nel film ce ne sono 37. Il fatto di non comparire è una scelta che mi appartiene dal momento in cui ho cominciato a fare questo mestiere, nel senso che mai mi sono messo in mostra se non nel primi lavori, in forma di intervista. Mi ero posto dei vincoli espressivi molto forti, che sono quelli del primo piano, estremamente rischioso, e di costruire una storia fatta da queste voci e da questi volti in una situazione intersecante, che potesse dare loro il modo dl assumere una personalità per raccontare una storia. L’idea è partita da me, da Francesco Mancuso e Adolfo Braga dell’Ufficio Formazione della CGIL e da Pina Sardella della Cammelli Factory. È stato un lavoro esaltante, perché finalmente ho avuto la possibilità di venire a contatto con persone non portatrici di handicap o marginalità particolari, ma persone che lavorano tutti i giorni, inserite in un sistema produttivo, che pagano le tasse, che hanno famiglia, che hanno i problemi di tutte le persone che vivono in Italia. Ho insomma avuto a che fare con persone normali. Dicono cose talmente vere che sembrano veri.(…)”